Nonostante non mi trovi quotidianamente a ragionare su come terminare un colonnato, in particolare poi con decorazioni di tipo dorico, mi son posto il problema. Cercando cercando allora, scopro che se ne discute da un bel po’ di tempo…
Il cosiddetto “problema dei triglifi d’angolo” (o “conflitto angolare dell’ordine dorico“) è una questione architettonica la cui soluzione assillò gli architetti greci tra il VII e il VI secolo a.C.
Nei templi di ordine dorico, al di sopra del colonnato che circonda la cella (peristasi), si trova una trabeazione il cui fregio risulta composto da triglifi e metope in successione alternata: i primi, decorati da quattro scanalature verticali (due centrali e due laterali larghe metà delle centrali) al di sotto di un listello orizzontale, rappresentano le testate delle travi di copertura e sporgono leggermente, mentre le metope, ornate da motivi decorativi vegetali o figurati, dipinti o scolpiti a rilievo, rappresentavano negli arcaici templi lignei le lastre, leggermente rientranti, che chiudevano gli spazi vuoti tra una trave e l’altra.
A causa della loro origine i triglifi erano disposti in partenza sull’asse di ciascuna delle colonne; contemporaneamente si riteneva necessario che in corrispondenza dell’angolo il fregio terminasse con un triglifo, e non con parte di una metopa, che veniva ritenuta un elemento visivamente più debole.
Nel corso della storia dell’architettura greca furono elaborate diverse soluzioni a questo conflitto.
Soluzione arcaica (II in figura): inizialmente il triglifo terminale del fregio, disposto sopra le colonne angolari, venne spostato verso l’esterno rispetto alla sua posizione teorica, comportando una maggiore larghezza dell’ultima metopa ad esso adiacente: le metope non presentavano pertanto tutte la medesima larghezza e questa disuguaglianza, piuttosto visibile, risultava esteticamente poco accettabile. Di conseguenza si giunse alla soluzione di allargare anche la metopa precedente, in modo che la differenza di dimensioni, necessaria per spostare il triglifo, fosse gradualmente distribuito (circa 5 cm per metopa) e risultasse meno evidente.
Soluzione classica (IV in figura): veniva avvicinata la colonna d’angolo a quella adiacente: riducendo infatti la larghezza dell’ultimo intercolumnio (spazio tra due colonne), veniva ridotta anche la lunghezza complessiva del fregio e di conseguenza il triglifo concludeva il fregio in corrispondenza dell’angolo, senza che fosse necessario l’allargamento delle metope (contrazione semplice); nei templi più sofisticati l’avvicinamento veniva gradualmente sfumato da correzioni anche nell’intercolumnio precedente (contrazione doppia). Questa soluzione, a cui si potevano aggiungere altre correzioni ottiche, come il rafforzamento delle colonne angolari, realizzate con un diametro leggermente maggiore delle altre, o una loro leggera inclinazione verso l’interno, sottolineava i lati della facciata e le conferiva una maggiore compattezza.
Talvolta i due metodi erano fusi con sottili variazioni.
In figura:
a legno
b arcaico
c triglifo d’angolo allargato
d dorico classico
e dorico romano
Bibliografia
* W. Müller e G. Vogel. Atlante di architettura, Hoepli, Milano 1992
* Giorgio Rocco, Guida allo studio degli ordini architettonici antichi, I. Il dorico, Liguori, Napoli 1994
* David Watkin, Storia dell’architettura occidentale, Zanichelli, Bologna 1999.
* E. Lippolis, M. Livadiotti, G. Rocco, Architettura greca. Storia e monumenti del mondo della polis dalle origini al V secolo, Bruno Mondadori, Milano 2007