Una selezione di trenta architetti e designers, laureati e/o studenti, dovranno mettere in campo le proprie professionalità per reinterpretare le tecniche artigianali e industriali con uno spirito contemporaneo proponendo nuovi oggetti, complementi e segni destinati al mondo del vino e dell’olio.
Gli ambiti in cui proporre le proprie idee sono:
- Product: produzione di oggetti ed accessori che riguardano il vino e l’olio (coltivazione, conservazione, consumo, utensili e accessoristica in genere).
- Exhibit: soluzioni di arredo ed allestimento (enoteche, cantine, lounge bar ed altre location inerenti).
- Visual: produzioni di grafiche (etichette, packaging, brand, marchi).
La cultura e coltura dell’olivo e della vite nella nostra provincia hanno ormai raggiunto ottimi livelli di crescita e di riconoscibilità, tanto a livello di mercato nazionale quanto internazionale. Grazie all’impegno costante e coraggioso di quelli che da anni, ormai, operano in questi settori, la produzione di olio e vino è senza dubbio uno dei fiori all’occhiello dell’economia ciociara, volano di interessi di notevole entità.
A riprova di quanto detto ci sono gli innumerevoli premi che hanno investito questi due preziosi prodotti, riconosciuti come tali anche da guide e riviste culinarie, gastronomiche ed enologiche di fama internazionale: l’idea di salvare la qualità dei prodotti delle nostre terre, recuperando modalità di coltivazione tipiche e salvaguardando dalla “globalizzazione” le specie autoctone del nostro territorio, sta dando risultati incoraggianti che rilanciano in termini economici la nostra provincia, con le specializzazioni e le peculiarità vocazionali che la caratterizzano da sempre.
Questo ragionamento andrebbe applicato su scala nazionale a tutte le peculiarità del Bel Paese, con lo scopo di proteggerle ed affermarle per l’esportazione. Antiche Fornaci Giorgi aderisce in toto a questa filosofia, in quanto anche il cotto fatto a mano risulta essere un prodotto misconosciuto, soggetto ad ogni barbarie legislativa ed a numerose imitazioni – sia in Italia che all’estero – che ne deturpano il buon nome.
Assommando queste situazioni, accade che i prodotti veri non riescano ad uscire dalle barriere della piccola impresa con distribuzione locale, e che sia inficiata la stessa fattibilità del modello di business.
Ma il peggiore dei risultati è che all’estero non viene conosciuto il meglio, ma la sua contropartita di imitazione, che notoriamente è di qualità ben più scadente. Ecco allora una diretta associazione Made in Italy – prodotto scadente a prezzi esagerati.
La ricetta perfetta per distruggere un sistema economico fatto di specialità.
Indice
L’idea del workshop
Motivazioni antropologiche, storiche e culturali
L’olio
Il vino
Promotori
Convegno iniziale
Tutor per il workshop
L’idea del Workshop
Da qui l’idea del workshop “le wINe oIL” come tentativo di favorire la comunicazione tra il mondo produttivo dell’olio e del vino con le piccole industrie locali, al fine di cercare le modalità che consentano di presentare ed utilizzare al meglio queste risorse.
Le aziende locali possono, senza temere confronti, fornire ai prodotti della nostra terra, olio e vino, quel “cappello” di accessori che vanno dal product (utensili, oggetti, accessoristica, complementi di arredo…) all’exhibit (spazi espositivi per la vendita, la produzione e la degustazione, spazi per la conservazione, format per lounge eno-bar…) al visual (brand concept, etichette, cataloghi, packaging…) necessari alla corretta divulgazione e commercializzazione degli stessi.
Le tradizioni locali, nel campo della produzione artigianale, sono assolutamente pregevoli e, pertanto, devono essere opportunamente salvaguardate e ulteriormente valorizzate. Artigianato e piccola produzione industriale sono, in tutto e per tutto, una forma d’arte anche se non sempre riconoscibile nell’immediato e spesso con scarsa visibilità: l’attenzione ai dettagli unita alla maestria degli operatori garantiscono prodotti di qualità.
La finalità del workshop è la ricerca di prodotti innovativi che consentano di affrontare le sfide dell’attuale mercato internazionale, e che siano basati sull’uso di materiali e tecniche della tradizione: architetti e designers sono chiamati a mettere in campo le proprie professionalità per vincere questa sfida.
Motivazioni Antropologiche, Storiche e Culturali
La scelta di questo argomento è dettata dall’importanza nella storia della civiltà mediterranea di due prodotti, olio e vino, che ne rappresentano elementi simbolici di grande portata, oltre a caratterizzarne notevolmente il paesaggio, attraverso la tipologia di coltivazione.
Basterebbe ricordare l’ampia presenza di questi prodotti già nelle più importanti culture del mondo mediterraneo, quale la greca e l’ebraica. Nella antica Grecia viene riconosciuto nell’olivo il simbolo di Atene e della grecità stessa; in Dioniso e nei culti e riti connessi si colloca tutto il complesso dei simboli legati alla vite e al vino. Nella civiltà ebraica Noè, dopo il diluvio, pianta la vite per trarne il succo del quale si inebria. I riti cristiani assicureranno al vino e all’olio un posto privilegiato, carico di valori paradigmatici; nel medioevo ne verranno riprese tutte le qualità materiali e simboliche.
La conservazione delle colture tradizionali è stata assicurata specie dagli ordini monastici, al pari delle trasposizioni simboliche, trasferite nel rituale cristiano cattolico: basta pensare al valore del vino nel sacrificio della messa ed alla presenza dell’olio nelle varie celebrazioni di unzione (dai re, ai sacerdoti, ai catecumeni).
Nella civiltà moderna, olio e vino conservano tutti i valori simbolici che la tradizione ha loro attribuito e contestualmente rappresentano prodotti fondamentali dell’agricoltura e dell’economia mediterranea.
Tecniche di produzione, modalità di trasporto e di commercializzazione, modi di conservazione, forme di utilizzo e di consumo, per l’alimentazione, la medicina e la cura del corpo, sono attualmente cardini fondamentali nella realtà economica.
L’olio
E’ l’unico olio vegetale che si ottiene da un frutto e non da un seme. E’ la sostanza la cui composizione chimica è la più simile al latte materno. L’olio è cibo, medicina, cosmesi: 200 componenti attivi lo rendono un alimento unico che protegge le cellule del nostro organismo rallentandone i processi di invecchiamento, accrescendo la resistenza ai radicali liberi.
Italiani, Greci e Spagnoli, che da sempre consumano olio di oliva, sono dieci volte in meno esposti ai rischi di disturbi cardiovascolari rispetto ai grandi consumatori di grassi animali, cioè le popolazioni del centro – nord Europa e degli USA. Sono circa 500 le cultivar, cioè differenti varietà di ulivi, classificate in Italia, ognuna un profumo, un gusto, un’identità, ponendo l’Italia al primo posto nel mondo nel rappresentare la biodiversità dell’ulivo. L’ulivo vive e cresce in condizioni ideali dal 30° al 45° parallelo nord ma la pianta trova un habitat favorevole ad analoghe latitudini meridionali, così come riesce a far maturare le olive se vive, generalmente non oltre i 700/800 metri di altitudine.
Per produrre un buon extravergine si deve tener conto di: fattori ambientali (clima, terreno, esposizione), fattori agrotecnici (impianto, potatura, cure colturali), scelta varietale (cultivar), fattori umani (tempi e modalità di raccolta, trasporto e conservazione delle olive).
Il viaggio tra i colori dell’olio parte da un verde intenso brillante al limite del fluorescente, ad un giallo scarico al limite del bianco, passando attraverso l’arancio, ma non deve essere mai incolore. L’emozione è: profumo, gusto, tatto. Il profumo dell’olio buono saprà del frutto che lo anima, quindi di oliva, ma è anche mela verde, mandorla fresca, pomodoro verde, fiori pungenti quando l’olio è fresco e nuovo per diventare poi melone, noce, pinolo o fieno quando l’olio è maturo ma sempre deve essere privo di difetti. Il profumo sarà anche il ricordo della terra da cui proviene, così tanto da avere riconoscimenti varietali, cioè identificativi della cultivar di provenienza. Il gusto può essere dolce, amaro, piccante, con tutte e tre le componenti insieme, dove una prevale sull’altra o dove sono in equilibrio tra loro, ma dovrà regalare dinamicità e lunghezza lasciando una bocca buona, pulita, gustosa. Anche in questo caso si parlerà di gusto varietale, olive differenti regalano gusti differenti. Il tatto cambia la sensazione gustativa: quando l’olio è pieno, ricco ma fluido e poco unto, darà spazio ai caratteri gustativi e non monopolizzerà la bocca con la grassezza; può essere “nervoso” e rivelare così una pasta di oliva concentrata ed essenziale, così come morbido perché maturo ma la sensazione di pulizia dovrà chiudere l’assaggio. Per queste ragioni un extravergine può cambiare il gusto di un piatto, fare la differenza.
I nemici dell’olio sono la luce, il freddo, l’umidità, il tempo che passa, gli odori esterni.
L’olio ama il buio, la solitudine, il vetro.
Il vino
Il vino è un prodotto; la sua natura, legata intimamente alle condizioni di un luogo, non deve e non può far dimenticare che senza la scoperta dell’uomo, una vera e propria invenzione, il vino non sarebbe mai nato.
Il vino è un prodotto edonistico; la sua vocazione è dare piacere, il suo nutrimento non è paragonabile a quello di altri alimenti fondamentali, come il latte, il pane, i vegetali, si tratta di un apporto profondamente spirituale.
Il vino è un prodotto estetico; sebbene la sua natura imprevedibile sia legata essenzialmente al luogo e alla variabilità delle annate, è indubbia la ricchezza estetica e la capacità del vino di influenzare e far crescere – o regredire – il gusto delle persone; per questo motivo, il produttore ha il dovere di tenere insieme forma e sostanza.
Prodotto, Luogo, e Comunicazione. Il vino è principalmente sogno; ogni vino è chiamato a restituire un pezzettino del sogno che lo ha generato; non si tratta di una visione dell’autore ma di ciò che alimenta l’immaginazione di chi ne gode; se tra i primi elementi vi sono gli uomini e le donne che sono dietro al prodotto, il punto nodale è la storia, attorno alla quale ruota non solo la tradizione di un vino ma dalla quale scocca la scintilla della passione che avvicina le persone consumatori.
Il vino è genio del luogo; sebbene non sia paragonabile alla definizione latina «genius loci», il vino ha il principale dovere di restituire il luogo da dove deriva; ora, per ottenere questo risultato il produttore non deve fare nulla di più di ciò che serve per ottenere un vino buono, tuttavia la possibilità che il luogo venga colto attraverso l’assaggio del vino è questione da esperti, dunque nel marketing, anche il più economicamente modesto, è indispensabile un’idea brillante che accompagni la presentazione, da quella verbale che ogni produttore fa, quando racconta il proprio lavoro, all’etichetta, passando per la retro etichetta e arrivando fino ai mezzi per confezionarlo e diffonderlo.
Il vino è un prodotto da marketing: non è un caso che abbia usato il «da» e non il «di», visto che il segreto di un marketing durevole capace di creare affetto, e non effimero stupore, è nel mantenere il vino soggetto del marketing e non cadere nella classica deriva industriale nella quale il prodotto da promuovere, e vendere, col tempo si trasforma in strumento per alimentare il marketing stesso e perde lo “spirito del gioco”. Il vino evoca poesia, memoria, cultura, un marketing sensibile coltiva questa originalità
e rafforza il senso di irripetibilità che ogni assaggio contiene. Il segreto per superare l’attualità e stimolare le persone è leggere meglio nelle caratteristiche organolettiche di ogni prodotto, lasciando intendere che la sua universalità è tale non perché ripercorre il gusto conformista e internazionale ma perché la sua impronta e la sua identità legate al luogo si stagliano senza esitazioni.
Product Design. Il vino diventa un soggetto da design e da marketing appena prima di entrare in bottiglia, quando è quasi pronto per uscire sul mercato e il produttore ha fatto tutto il possibile per ottenere il miglior risultato rispetto a quella determinata annata. Tutte le volte che il marketing e la sezione commerciale di un’azienda hanno influenzato la produzione, cercando di formare e costruire il prodotto nel vigneto e in cantina, i risultati sono stati deludenti; talvolta si è ottenuto dal mercato un riscontro immediato in termini di visibilità e di reddito, tuttavia poggiando su basi poco solide perché lontane dalla vocazione del luogo e del vitigno utilizzato (o dei vitigni) ha mostrato presto la corda costringendo l’azienda a inventarsi continuamente novità per riaccendere l’interesse. Come detto sopra, il miglior marketing di un vino è insito nel luogo di produzione e nella storia della tipologia, elementi dai quali trarre la principale ispirazione, dalla quale, a sua volta, può discendere una serie di trovate intelligenti.
Il servizio e la conservazione, ad esempio, sono gli ambiti nei quali dovrebbe svolgersi un intenso lavoro sinergico tra alcuni soggetti fondamentali del settore: il produttore del vino, il sommelier e il costruttore di oggetti possono dare al designer elementi fondamentali per immaginare strumenti – bottiglie, cavatappi, contenitori porta bottiglie da tavolo, da sala e da cantina, calici, salvagoccia, tappi che salvaguardano la tenuta della bottiglia aperta dopo che la pompetta aspirante ha levato l’ossigeno, contenitori per raffreddare o riscaldare, ecc. – utili ad alimentare la confidenza col prodotto vino e a rispettarlo integralmente, evitando sterili ridondanze – vedi la ricerca fatta sulle caraffe o il maniacale ricorso a un’innumerevole serie di bicchieri che insegue un ideale difficilmente afferrabile e fissabile – che allontanano dalla verità del liquido.
Exhibit Design. Se il luogo dove il vino nasce una prima volta, il vigneto, è una questione prettamente contadina, la cantina, nella quale il liquido viene alla luce per la seconda volta, fonde competenze agricole, eco compatibili e una sana architettura “da lavoro”. Negli ultimi anni, alcuni industriali hanno investito in cantine firmate da architetti di grido, capaci di strabilianti innovazioni; questi luoghi soffrono però il limite di essere stati immaginati come delle show room e non come degli ambienti capaci di vivere il vino come l’ospite principale, oserei dire l’unico meritevole. Una grande svolta sarebbe indagare con i produttori naturali – gli industriali del vino e le aziende convenzionali hanno altre esigenze – le reali necessità di spazi e movimento di chi si trova a emancipare una materia nobile come l’uva e a custodirne il mosto durante la fermentazione e il vino durante la maturazione; quindi meno esibizione e più sostanza, una sfida che richiede uno sforzo d’indagine e una competenza superiori alla media di quello che è stato fatto finora. Lo stesso vale per i luoghi dove le bottiglie sono commercializzate, sbicchierate o vendute all’asporto. Maggiore attenzione ai soggetti principali: il vino e la persona consumatore. Nel caso del primo, il punto nodale è esporlo riducendo al minimo le possibilità che si rovini. Luce, calore, vibrazioni, repentine escursioni termiche sono i nemici giurati – non è un caso che le cantine ideali per la conservazione siano buie, fresche, stabili nella temperatura e fono assorbenti – e quindi vanno considerati ogni volta che si progettano scaffali in un’enoteca. Un’idea brillante era stata mettere in mostra le bottiglie vuote e regolarmente abbigliate, ma sono pochi i produttori che hanno la sensibilità di allegare questi “vuoti” ai vetri pieni; dunque ci vorrebbe un sistema che protegge le bottiglie buone e nello stesso tempo permetta al cliente di vedere correttamente tutto ciò che è in vendita.
Visual design. Come già accennato nella sezione introduttiva, il vino possiede alcuni argomenti di marketing molto forti e, dal momento che è una bevanda edonistica ed estetica, vale la pena spendere nel modo migliore le idee e il denaro per scegliere la bottiglia adatta, vestirla, raccontare il contenuto, produrre una brochure e farla circolare.
È fondamentale che il produttore capisca il legame tra l’estetica del liquido e quella del suo contenitore, con tutti gli annessi collegati. I francesi hanno insegnato che nella tradizione di etichette dall’apparenza semplice c’è il segreto del successo. Negli ultimi anni si è cercato di colpire le persone con dei veri cazzotti: bottiglie pesanti e dalle spalle larghe, capsule ed etichette disegnate da persone lontanissime dal vino (o completamente ubriache) e vogliose di affermare se stesse e non il soggetto, testi sulle etichette e sulle brochure incapaci di raccontare la verità. Partendo dalle radici del prodotto, ognuno ha una nascita irripetibile, si possono incrociare immagini e informazioni per generare l’obiettivo di ogni designer: uno stile inimitabile e durevole. Faccio un esempio: vivendo nel territorio delle Langhe si conosce bene la storia delle prime bottiglie, si possono anche vedere, da lì si ottiene un dato preziosissimo per far evolvere un’idea antica che aveva un senso. E se la cantina è giovane, dunque non può ispirarsi a una consuetudine consolidata, può fondere il patrimonio storico comune con gli spunti del luogo che occupa e nella modernità della struttura, tutte idee che devono
essere presenti sull’etichetta e sulla scatola che contiene le bottiglie, per non parlare delle brochure esplicative. È evidente che c’è una crisi creativa di copy e grafici, se alla fine tutte le comunicazioni del vino si somigliano terribilmente, nonostante la differenza del primissimo impatto. Non è casuale la difficoltà di ricordare la messe di informazioni che ci raggiunge ogni giorno: alla qualità si cerca di sostituire la quantità, quasi che il marketing possa essere misurato e pagato “a peso”. Non si tratta di semplice minimalismo, sebbene in molti casi andrebbe recuperato, è più il tentativo di conoscere così bene il soggetto da raccontare e promuovere al punto da pensare una strategia non
esportabile e capace di rimanere nella memoria nel consumatore. Inoltre, se il vino dentro la bottiglia è buono – restituisce il territorio, ha sintonia col cibo ed è digeribile – lo sforzo di arricchirlo di contenuti “esterni” diventa fatuo e nasconde l’insicurezza del produttore.
Il segreto è, infine, il desiderio di narrare, cercando di superare l’impressione del primo impatto, così che il vino e i suoi accessori di marketing possano marciare insieme.
Promotori
ADD – Associazione Distretto del Design di cui Antiche Fornaci Giorgi è fondatrice, assieme ad altre 11 aziende
Nata nel 2009, grazie alla sinergia tra un team di professionisti lombardi formati al Politecnico di Milano, e un gruppo di aziende del bacino della Media Valle del Liri e Ferentino (Fr) nel 2009, il Distretto del Design tenta di coniugare sapere pratico e sapere intellettuale, al fine di concepire e realizzare prodotti innovativi che riposizionino le aziende, sui nuovi mercati. In collaborazione con il Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Università degli Studi di Cassino, (Facoltà di Lettere e Filosofia, Corso di Laurea in Scienze della Comunicazione) e al sistema dei Licei artistici provinciali, è stato fondato un Laboratorio Permanente di Comunicazione e Design presso il Polo didattico Universitario di Sora. Dal gennaio 2010 si tengono lezioni di avvicinamento e di sensibilizzazione degli studenti al disegno industriale, cui spesso partecipano riconosciuti esperti del settore, con il preciso obiettivo di divulgare il design. Numerose sono, inoltre, le iniziative ed i progetti di ADD, legati al mondo della produzione locale, rivolta ormai ai nuovi orizzonti dei mercati nazionali ed esteri.
Camera di Commercio di Frosinone
La Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura (CCIAA) di Frosinone è un Ente autonomo di diritto pubblico con funzioni di supporto al sistema delle imprese e di promozione dello sviluppo dell’economia locale. Tali finalità vengono perseguite attraverso la realizzazione di interventi definiti sulla base di esigenze espresse dai principali settori economici, rappresentati nella Camera dalle associazioni di categoria.
I più importanti campi d’intervento sono: internazionalizzazione, formazione, innovazione tecnologica delle imprese, raccolta e diffusione di informazioni destinate agli operatori economici, sviluppo di servizi avanzati alle imprese. I servizi erogati all’utenza dalla CCIAA di Frosinone sono sostanzialmente riconducibili a due categorie: i servizi istituzionali e i servizi di supporto. I servizi istituzionali sono legati ad una serie di adempimenti che gli imprenditori sono obbligati ad assolvere presso la Camera di Commercio per avviare o modificare qualunque tipo di attività: comprendono la registrazione delle imprese, la gestione di albi, ruoli, elenchi, il rilascio di atti, certificati, autorizzazioni e licenze per interventi in Italia e all’Estero. I servizi di supporto comprendono interventi finalizzati alla promozione e assistenza per lo sviluppo della locale economia, all’incentivazione di relazioni d’affari anche internazionali, al finanziamento di progetti a favore delle nuove imprese, all’organizzazione di manifestazioni significative, nonché servizi di documentazione quali studi, ricerche e analisi socio-economiche sulla provincia di competenza. L’Ente ha la sede principale nella città di Frosinone, in viale Roma. Uffici periferici sono ubicati nei comuni di Sora e Cassino.
Il perfezionamento delle capacità e delle tecniche imprenditoriali e manageriali, nonché lo sviluppo e la qualificazione delle professionalità, sono esigenze particolarmente sentite dagli operatori economici che intendono potenziare il proprio vantaggio competitivo ma anche da chi desidera entrare attivamente nel mondo del lavoro. Innova, nata nel 1998 come Azienda Speciale della Camera di Commercio di Frosinone, opera proprio al fine di rispondere a tali bisogni offrendo l’opportunità di partecipare a corsi, seminari, convegni, e giornate di approfondimento nonché erogando servizi specifici di consulenza ed affiancamento rivolti ai giovani, agli imprenditori, ai dirigenti, ed a quanti operano nelle diverse categorie economiche. Innova pertanto si pone l’obiettivo di divenire punto di riferimento per la formazione provinciale e luogo di coordinamento e sviluppo delle attività di qualificazione e aggiornamento professionale. L’attività si inquadra nell’ambito dei fini di promozione e sviluppo dell’economia provinciale, propri della Camera di Commercio. L’Azienda persegue finalità di interesse pubblico senza scopi di lucro ed è impegnata a fornire servizi reali in ambito formativo e tecnico-gestionale a favore delle imprese; servizi di sviluppo e riqualificazione delle competenze dei lavoratori e dei giovani in cerca di occupazione e servizi per la promozione e lo sviluppo del territorio.
Convegno inziale
Partecipano il 5 Marzo 2012, nello stesso ordine delle fotografie:
Sergio Polano – Udine
Paolo Ulian – Designer – Massa
Franco Costa – Costa Group – La Spezia
Leonardo Sonnoli – Studio Tassinari Vetta – Rimini
Luisa Bocchietto – Presidente ADI Italia – Biella
Alessandro Castagnaro – Presidenti ANIAI – Napoli
Mario Rullo – Delegato AIAP Lazio – Roma
Sebastiano Raneri – Presidente AIPI – Catania
Francesca Rocchi – Presidente Slowfood Lazio – Roma
Sandro Sangiorgi – Porthos – Roma
Tutor per il workshop
Product: Paolo Ulian, Cristian Visentin, Michela Catalano, Raffaello Sanso
Exhibit: Luca Calselli, Margherita Mazzenga, Luciano Rea
Visual: Gianni D’Amico, Donatella Francati, Viviana Furlanetto